"L’Associazione per l’Informatica Umanistica e la Cultura Digitale (AIUCD) ritiene urgente sollecitare l’attenzione del Governo italiano e in particolare del Ministero dell’Istruzione e del Ministero dell’Università e della Ricerca sulla svolta fondamentale impressa dalla pandemia da Covid-19 nell’applicazione della tecnologia dell’informazione all’insegnamento, a tutti i livelli di formazione."
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In un prossimo futuro, anche dopo la fine della pandemia, la didattica sarà sempre più strutturalmente digitale, perché proprio il lockdown ha fatto emergere – insieme ai problemi – anche le grandi opportunità e i vantaggi di una formazione in cui si rendano complementari forme di insegnamento in presenza e a distanza. Per questo motivo creare infrastrutture pubbliche per la didattica digitale è una scelta strategica di enorme importanza
Di come la scuola italiana abbia dato il peggio di sé con la tecnologia, finendo con noncuranza nell’illegalità
L'articolo ripercorre le nefandezze delle scelte della scuola (e non solo) sul digitale con particolare attenzione alla questione dei dati e della privacy. Ricordando che "è ora, insomma, di rifiutarsi di essere merce che rappresenta l’ultima ruota del carro, e di ricordarsi di essere persone. È ora, ora, di dire basta."
Il guasto a Google è servito anche a confermare che le credenziali di tutti gli utilizzatori dei loro servizi sono gestite da un’unica piattaforma di autenticazione situata negli Stati Uniti. E questo – come si è visto per i servizi colpiti – riguarda anche le scuole italiane. È ora che il Garante Privacy intervenga
La documentazione ed i contratti proposti da Google indicano chiaramente che i dati personali “potrebbero” essere trasferiti negli Stati Uniti ma diversi addetti alla privacy, istituzioni come il Ministero dell’Educazione o altre organizzazioni diversamente abili dal punto di vista tecnico ed in materia di protezione dei dati hanno promosso gli strumenti Google, e Microsoft, credendo che i dati ed i servizi sarebbero rimasti in Europa.